Diritti umani in Arabia Saudita

La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è considerata generalmente lontana dagli standard occidentali. Sotto il comando autoritario della dinastia saudita è stata fatta rispettare rigorosamente la legge della dottrina wahhabita (un'interpretazione fondamentalista del Corano).

Molte libertà fondamentali messe nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo non esistono; la pena di morte ed altre pene sono state applicate spesso senza un regolare processo.

Inoltre l'Arabia Saudita è entrata nel mirino per l'oppressione delle minoranze religiose e politiche, per la tortura dei prigionieri e per l'atteggiamento verso gli stranieri, le donne e gli omosessuali.

Secondo il democracy Index del 2019 l'Arabia Saudita occupa la 159ª posizione su 167 paesi analizzati, con un punteggio di 1,93 su 10,00. Per quanto riguarda il processo elettorale e pluralismo il punteggio è 0,00 su 10,00; la funzione del governo è 2,86 su 10,00; la partecipazione politica è 2,22 su 10,00; la cultura politica è 3,13 su 10,00 e le libertà civili 1,47 su 10,00.

Nonostante le maggiori organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch esprimano ripetutamente preoccupazioni per la condizione dei diritti umani in Arabia Saudita, il regno nega che tali violazioni avvengano.

Negli ultimi anni le autorità saudite hanno duramente limitato la libertà d’espressione, associazione e riunione e hanno arrestato molti difensori dei diritti umani che hanno espresso opinioni critiche, condannandoli in alcuni casi a lunghe pene carcerarie al termine di procedimenti iniqui, che hanno condannato a morte molti attivisti sciiti. Sono rimaste come consuetudine la tortura ed altri maltrattamenti ai danni dei detenuti nelle carceri[1].


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